Secondo i dati non ancora definitivi, il partito dell’ex campione di cricket Imran Khan ottiene la maggioranza relativa dei seggi. Dagli altri partiti arrivano accuse di brogli: “non accettiamo i risultati”
(Asiablog.it) — I risultati parziali delle elezioni parlamentari di mercoledì 25 luglio danno la maggioranza relativa dei seggi al Pakistan Tehreek-e-Insaf (Movimento per la Giustizia del Pakistan, PTI), il partito islamista e populista dell’ex campione di cricket Imran Khan, che avrebbe quadruplicato i suoi numeri nella Camera bassa, passando da 26 seggi a oltre 100 su 272 (i seggi totali sono 342, ma 60 vengono riservati alle donne e altri 10 alle minoranze religiose).
Khan, che ha promesso di abbassare le tasse e lottare contro la corruzione, in una conferenza stampa ha già dichiarato vittoria, aggiungendo che “finalmente” avrà la possibilità di “cambiare il destino di questo Paese”.
I suoi sostenitori hanno iniziato a festeggiare senza attendere i risultati ufficiali, scendendo in strada in tutto il Paese, riporta il Daily Times.
Ma in Pakistan le prime ore di giovedì sono state caratterizzate anche da accuse di brogli, riferisce il quotidiano Dawn.
Gli esponenti del governo uscente, ed in primis quelli della Lega Musulmana del Pakistan-Nawaz (PML-N) dell’ex primo ministro Nawaz Sharif, hanno denunciato “flagranti frodi” che avrebbero favorito il PTI, che gode anche dell’appoggio delle potentissime forze armate. “Non accettiamo i risultati”, ha detto Shehbaz Sharif, fratello di Nawaz e candidato premier, in una conferenza stampa tenutasi a Lahore alle 4 del mattino.
Il PML-N, di orientamento conservatore, al netto dei brogli potrebbe avere ottenuto poco più di 60 seggi, meno della metà di quelli conquistati nel 2013, segno evidente che l’elettorato non ha perdonato l’enorme scandalo che ha colpito il suo ex leader Nawaz Sharif, condannato a 10 anni di carcere per corruzione.
La principale forza laica del Paese asiatico, il Partito popolare pakistano (PPP) del clan dell’ex prima ministra Benazir Bhutto, non dovrebbe aver superato i 45 seggi, un risultato simile a quello del 2013.
A complicare il quadro, la Commissione elettorale del Pakistan ha annunciato che ci sarà un ritardo nella pubblicazione dei risultati finali di un voto che ha coinvolto 106 milioni di elettori e oltre 3.700 candidati. Non si tratta di una “cospirazione”, hanno tenuto a precisare le autorità, ma di “difficoltà tecniche”.
La campagna elettorale è stata caratterizzata da forti tensioni, con attentati in cui sono stati uccisi diversi candidati e centinaia di civili. Il 13 luglio un kamikaze si è fatto esplodere durante un comizio elettorale in Belucistan uccidendo oltre 120 persone.
Il sangue ha macchiato anche il giorno delle elezioni. L’attentato più grave si è verificato fuori da un seggio elettorale a Quetta, nel Pakistan occidentale, dove un kamikaze si è fatto saltare in aria uccidendo almeno 31 persone, tra cui diversi bambini, e ferendone 70. La strage è stata rivendicata dall’ISIS.
Il prossimo passaggio di consegne, tra il governo uscente di Sharif e una probabile coalizione guidata da Imran Khan, sarebbe il secondo tra due governi non militari nella storia del Pakistan. Già questo sarebbe un risultato importante per un Paese piagato da povertà diffusa, corruzione generalizzata, strapotere militare, estremismo religioso e terrorismo di varie risme.
Un risultato importante ma non scontato, considerando che le accuse di brogli potrebbero sfociare in proteste popolari difficili da contenere.
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